Biblioteca (lettura pubblicata dalla BBT the bhaktivedanta book trust international)



Ritorno a Krishna

La rivista del movimento Hare Krishna

volume 8 n. 2

marzo-aprile 1996

Dio è luce. L'illusione è tenebre. Dove c'è Dio non c'è illusione.















1896-1996
CENTENARIO
SRILA PRABHUPADA

Un evento celebrato in tutto il Mondo

In ricordo di A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
il Maestro Spirituale che ha portato il messaggio della Coscienza di Krsna in Occidente

Un'occasione importante per conoscere e vivere
gli insegnamenti di Srila Prabhupada.










La Rivista del Movimento Hare Krishna

RITORNO
A KRISHNA

FONDATA NEL 1944

FONDATORE (sotto la direzione di
Sua Divina Grazia Sri Srimad
Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada)
Sua Divina Grazia
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

DIRETTORE RESPONSABILE:
A. D'Ambrosio  Ali Krsna devi dasi

REDAZIONE:
Sitarani devi dasi

COLLABORATORI:
Rasika dasi, Pancaratra dasa, Saiva dasi, Nikunja Vasini devi dasi, Virabhadra dasa, Dott. Giuseppe Scala.

AMMINISTRAZIONE:
Nimai Pandita dasa

ABBONAMENTI E INFORMAZIONI:
Dananistha devi dasi

Per informazioni sugli abbonamenti contattate la B.B.T. Italia - Ufficio Abbonamenti  Strada Bonazza, 12  50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI)  Tel. (055)8076414 - Fax (055)8076630.

PRONUNCIA: La traslitterazione dei termini in sanscrito di questa rivista è stata eseguita secondo il metodo adottato internazionalmente: a si pronuncia a chiusa; â si pronuncia a lunga e aperta; î si pronuncia i lunga; û si pronuncia u lunga; c è sempre dolce; j si pronuncia g dolce; r si pronuncia ri; s si pronuncia sc come in scena; altrettanto s ma più sibilante; h è sempre aspirata. Krsna si pronuncia Krishna (sh è sc dolce); Caitanya si pronuncia "Ciaitanya".

NOMI SPIRITUALI: I membri dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna ricevono uno dei nomi di Sri Krsna o di un Suo devoto, seguito da suffisso dasa al maschile e dasi al femminile che significa servitore o servitrice. Per esempio, il nome Krsna dasa significa servitore di Krsna.

© Bhaktivedanta Book Trust  Tutti i diritti riservati

RITORNO A KRISHNA  Pubblicazione registrata presso il tribunale di Milano n° 199 del 13/03/89

Vol. 8 N. 2 - marzo-aprile 1996

Fotolito: Fotolitografie Fiorentine, Dicomano, FI

Stampa: Zincografica Fiorentina, Pontassieve, FI.










LA CAPACITA' DI VEDERE DIO
Una lezione di Srila Prabhupada

AL LAVORO CON KRSNA
La coscienza di Krsna nella quotidianità

I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA
L'era in cui viviamo

SRIMAD BHAGAVATAM

La creazione: Primo Canto, Capitolo 8.


RAMESWARAM
Il Tempio della tolleranza.

ALIMENTAZIONE VEGETARIANA
Vecchi trucchi con le erbe

SCIENZA E SCIENZA
Mitologia razionale (seconda parte)

IL MAHABHARATA
Continua il grande racconto epico

LA FESTA DELLA DOMENICA















LA CAPACITA' DI VEDERE DIO

AmarLo è la chiave per vederLo

Tratto da una conferenza tenuta a Los Angeles il 25 dicembre 1973
da Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
FondatoreAcarya della Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna

'Purificata la loro coscienza col ricordo costante del Signore in un sentimento di devozione, essi raggiunsero il mondo spirituale governato dal Supremo Narayana, Sri Krsna, è raggiungibile solo da coloro che meditano sul Signore Supremo senza deviare. Questa dimora di Sri Krsna, conosciuta come Goloka Vrndavana, non può essere raggiunta dalle persone immerse nella concezione materiale della vita. Ma i Pandava, liberi da ogni contaminazione materiale, raggiunsero quella dimora nel loro stesso corpo' (dallo SrimadBhagavatam 1.15.4748).

Dhyana significa meditazione. I Pandava pensavano sempre a Krsna. Sia mentre mangiavano, che quando sedevano, dormivano, parlavano o combattevano, pensavano sempre a Krsna. Questa è coscienza di Krsna. Quando Arjuna combatteva, Krsna era lì. Quando i Pandava trattavano di politica con Duryodhana, Krsna era lì.
Krsna è amico di Arjuna. Krsna parlava sempre con lui, stava con lui, dormiva con lui, mangiava con lui. La coscienza di Krsna è così bella che nella nostra vita ordinaria possiamo reciprocare con Krsna così come fecero Arjuna ed i Pandava, ciò non rappresenta una difficoltà. Dobbiamo soltanto far pratica e tale pratica deve essere bhaktya, cioè con un'attitudine devozionale. Relazionare con Krsna nel modo in cui fecero i Pandava e possibile soltanto grazie al servizio devozionale. Krsna infatti era molto vicino ai Pandava a causa del loro servizio devozionale.
Il saggio Narada parlando con Yudhistira lodava i Pandava in questo modo: "Nemmeno gli yogi e i jnani, possono raggiungere Krsna, ma grazie alla vostra devozione, Krsna vive con voi come amico e a volte anche come esecutore dei vostri ordini".
Una volta durante le trattative con Duryodhana, i Pandava dissero a Krsna: "Prendi questa lettera e consegnala a Duryodhana". E Krsna acconsentì: "Sì, andrò", comportandosi così come un normale messaggero.
In un altra occasione Krsna Si comportò anche come un comune cocchiere: Parthasarathi, Colui che guida il carro di Arjuna.
Se diventi devoto di Krsna, allora potrai vivere con Krsna anche in questa vita. Krsna è onnipotente. Se veramente sei un devoto di Krsna, Egli parlerà con te, danzerà con te, mangerà con te. Premanjanacchuritabhaktivilocanena santah sadaiva. Per mezzo della bhakti, prema  ovvero amore spirituale  le persone sante, coloro che hanno sviluppato amore per Krsna, possono vedere Krsna ad ogni momento. Sadaiva significa 'ad ogni momento'. Le persone sante non vedono nient'altro che Krsna.
I mascalzoni chiedono: "Avete visto Dio?"
Noi potremmo rispondere: "Non è esatto dire 'visto' perché le persone sante vedono Dio ad ogni istante".
Non si tratta di vedere Dio una sola volta. No. Sadaiva: 'ad ogni istante'. Perché è possibile vedere Krsna ad ogni istante? Poiché Krsna è già qui, dentro di noi. Isvarah sarvabhutanam hrddese 'rjuna tisthati. La Bhagavad-gita ci indica dove Krsna Si trovi: Egli nel nostro cuore. Quindi per vedere Dio non occorre andare lontano. Puoi vedere Krsna ovunque tu sia.
Sarvabhutanam significa che Dio non è solo all'interno degli esseri umani, Egli si trova anche negli animali, negli alberi, nelle piante, negli esseri acquatici, negli insetti. Egli è all'interno di ognuno, da Brahma, la creatura più grandiosa, fino alla formica.
Dio è ovunque. Andantarastha paramanuca yantarastham. Dio è all'interno dell'universo, nel tuo cuore e perfino dentro l'atomo. Quindi qual è la difficoltà nel vedere Dio? Devi solo rendere i tuoi occhi idonei a vederLo. Questo è il significato di premanjanacchuritabhaktivilocanena.
Se tu ami veramente qualcuno, potrai vederlo costantemente. Lo vedrai quando sei in ufficio e anche quando mangi. E se ciò è possibile materialmente, quanto più lo sarà ad un livello di perfezione spirituale?
Vedere Dio sempre è possibile solo con la bhakti, così come descritto nel verso di oggi: bhaktya visuddhadhisanah pare. Visuddha significa 'purificato'. La nostra coscienza al momento non è purificata ma possiamo purificarla rimanendo sempre in contatto con Krsna. Ed è possibile rimanere facilmente in contatto con Krsna ascoltando parlare di Lui. Chi viene qui alle nostre lezioni potrà non sapere niente di Krsna, ma Dio gli ha dato le orecchie quindi potrà sentir parlare di Krsna.
Per questa ragione discutiamo di molti argomenti che riguardano Krsna, e abbiamo scritto molti libri esclusivamente su Krsna. La gente non riesce ad immaginare come sia possibile scrivere sessanta libri su Dio.
Noi dovremmo rivolgere la nostra attenzione alla coscienza di Krsna. Possiamo cantare Hare Krsna, Hare Krsna, Krsna Krsna, Hare Hare, Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare. Potremo leggere libri su Krsna per tutta la vita perché la letteratura che parla di Krsna è vastissima. Pur leggendo ventiquattro ore al giorno, sarà necessario dedicare tutta la vita per esaurire questa letteratura.
Il mio Guru Maharaja pubblicava un quotidiano a Mayapur intitolato 'Nadiya Prakasa'. Un grande uomo politico un giorno gli chiese: "Lei pubblica un quotidiano sulla coscienza di Dio? Ma cosa scrive?"
Il politico era sorpreso. I politici pensano che i giornali possano essere riempiti soltanto da notizie politiche che invece non sono altro che immondizia. Non riescono a concepire che un giornale possa contenere notizie del mondo spirituale. Non ne hanno idea. Non hanno nemmeno idea del fatto che possa esistere un mondo spirituale.
Il mio Guru Maharaja spiegò: "Perché si meraviglia semplicemente per un piccolo giornale? Lei non conosce il mondo spirituale. Il mondo materiale è un quarto dell'intera creazione del Signore. E gli altri tre quarti sono il mondo spirituale. In questa porzione di un quarto ci sono innumerevoli universi. Questo è solo uno degli universi. In ogni universo ci sono milioni di pianeti. E questo pianeta è solo un piccolo pianeta in un universo. E su questo pianeta terra ci sono molte città. Ed in ogni città ci sono moltissimi giornali. Ed ogni giornale ha parecchie edizioni. Questa è la posizione del mondo materiale.
Prendiamo in considerazione il mondo spirituale che è tre volte più grande del mondo materiale, dove ci sono molti pianeti spirituali, molti universi e molte attività. Quindi possiamo produrre non solo un quotidiano che parla di Dio, bensì un giornale al minuto. Sfortunatamente non ci sono clienti. Questo è il problema. Ci sono molti clienti interessati a notizie materiali, ma per le notizie spirituali non ci sono clienti. Lei quindi si meraviglia per un quotidiano, ma noi potremmo pubblicare un giornale di notizie spirituali ogni secondo".
Dovremmo essere interessati alle notizie del mondo spirituale. La coscienza di Krsna può essere raggiunta da ekantamatayo gatim, una persona che ha deciso: "Ora, in questa vita, devo tornare a casa, tornare da Dio". Questa determinazione è descritta nella Bhagavad-gita:

vyavasa yatmika buddhir
ekeha karunandana
bahusakha hy anantas ca
buddha yo 'vyavasayinam

"Chi segue questo percorso è risoluto nel suo sforzo e persegue un unico scopo. Invece, o figlio amato dei Kuru, l'intelligenza di chi non è risoluto si perde in molte diramazioni". (Bhagavad-gita 2.41)
Bisogna essere decisi: "Questa vita non è una vita comune come quella dei gatti e dei cani. E' la vita umana. Ho un'intelligenza evoluta ed è possibile in questa vita tornare a casa, tornare da Dio, soltanto coltivando la conoscenza spirituale. Perché allora dovrei sprecare il mio tempo come fanno i cani e i gatti?" Questa determinazione è necessaria. "I cani e i gatti sono indaffarati a mangiare, a dormire e nella vita sessuale e un giorno moriranno. Perché dovrei sprecare la mia vita in questo modo? Posseggo una buona intelligenza. Krsna mi ha dato un genere di vita migliore. Posso vivere in una bella casa, non per le strade come i cani e i gatti.
E Krsna ha provveduto a fornire del buon cibo  frutta, cereali, latte  che possiamo offrirGli. Krsna ha dato il cibo adatto a diversi animali e agli esseri umani. Krsna ha dato escrementi ai maiali e del buon cibo  frutta, cereali e latte  agli esseri umani. Ogni cibo non è per tutti. "Ciò che è cibo per una persona, è veleno per un'altra". Anche gli escrementi sono un cibo. Ogni cosa può fungere da cibo. Anche i sassi sono cibo. I piccioni mangiano sassi. Possono digerirli. I gorilla nelle giungle africane mangiano frutti che sono più duri di proiettili di ferro. Se dai una martellata ad un proiettile potrà piegarsi, ma quei frutti non si piegano. Ed i gorilla li masticano proprio come tu mastichi le noccioline. (Risata)
Gli esseri umani determinati a tornare a casa, tornare da Dio, hanno il loro cibo. Loro non mangiano carne, tuttavia possono nutrirsi di bei kacuri, saporiti rasagulla e fragranti puri (nomi tipici di pietanze indiane n.d.r.).
"Tu sei ciò che mangi". Se mangi escrementi, sei anche tu un escremento. Dopo tutto, questo corpo diventerà escrementi. Dopo la morte, il corpo diventa escrementi, cenere o terra. Se il corpo è sepolto, con l'andar del tempo diventerà terra. Se viene bruciato, come fanno gli indu, diventerà cenere.
E se il corpo una volta morto viene semplicemente gettato via, come fanno i parsi, sarà mangiato da animali e da uccelli come gli avvoltoi. Quindi quel corpo diventerà gli escrementi dell'avvoltoio. Ecco tutto. Il nostro bellissimo corpo diventerà una di queste tre cose: escrementi, terra o cenere. E noi che ci prendiamo tanta cura per escrementi, terra o cenere! E chi risiede nel corpo? Dimenticato. Questa è l'impostazione della società moderna, e ci consideriamo scienziati progrediti.
Chi pensa: "Sono questo corpo" è un mascalzone di terza categoria. Il mondo di oggi è pieno di mascalzoni di terza categoria perché tutti pensano: "Sono americano", "Sono bianco", "Sono nero", "Sono indu", "Sono musulmano", "Sono cristiano". Questo tipo di mentalità è la conseguenza di credere che "io sono questo corpo". Ecco tutto.
Bisogna estirpare completamente questa concezione errata. Virajena atmanaiva. Virajena significa diventare completamente puliti, ben lavati. Raja significa 'il mondo materiale' e vi significa vigata 'senza'. E' molto difficile diventare completamente purificati.
Perciò qui è detto avapur duravapam. E' molto difficile raggiungere questo stadio di vita, ma i Pandava Vi riuscirono.
Per chi è molto difficile? Asadbhih, per coloro che sono attaccati alle cose temporanee.
Asat significa 'temporaneo'. Ci sono due generi di cose: quelle che esisteranno permanentemente e quelle che non rimarranno.
Le cose temporanee possono esistere per alcuni minuti, alcune ore o alcuni anni. Il mondo materiale è asat perché non perdura. Anche il corpo materiale non perdurerà, è risaputo. Tutti sanno che il corpo è nato in un certo giorno, continuerà per un certo numero di anni, si riprodurrà, si modificherà, invecchierà, subirà un deterioramento e un giorno finirà.
Questi sono chiamati sadvikara, ossia 'i sei cambiamenti'. Questo non è progresso. Avanzare negli anni non è progresso: significa andare verso la morte. Ho settantotto anni, ho ancora da due a cinque anni di vita. La gente la definisce 'età avanzata'. No. In realtà stiamo avanzando verso la morte, e non
'progredendo' negli anni.

Quindi questo è il significato di asat: il corpo non resterà. Ha cominciato a morire dal momento della nascita. Se chiedi ad una madre l'età del suo bambino lei potrà risponderti "Un mese", il che significa che il bambino è già morto di un mese. Sta soltanto aspettando la morte.
La durata della nostra vita è detta asat e l'esistenza materiale è anch'essa asat. Narottama dasa Thakura perciò canta: satsanga chadi' kainu asate vilasa, tekarane lagila ye karmabandhaphansa: "Ho rinunciato al satsanga, la società spirituale, e mi sono coinvolto con la società materialista. Perciò il karma mi ha intrappolato in una reazione dopo l'altra".
La realizzazione spirituale è difficile per le persone attaccate alle cose temporanee. Perché? Visayatmabhih: perché sono soltanto attratte dai quattro principi della vita materiale: mangiare, dormire, vita sessuale e, un giorno, la morte.
Bisogna andare al di là di questi interessi. Bisogna essere uomini sani. Bisogna pensare: "Questi interessi sono presenti negli animali. Quindi se anch'io sono interessato soltanto a queste cose che differenza c'è tra il cane e me? Ci dovrà essere qualcosa di più. Questa informazione è data nella Bhagavadgita: Avinasi tu tad viddhi yena sarvam idam tatam. Il corpo è deperibile, asat, ma c'è qualcos'altro che è sat, permanente. Si tratta di ciò che pervade l'intero corpo. Come mai se pizzichi il tuo corpo proverai dolore? Perché è presente la coscienza.
La coscienza è permanente. E non appena la coscienza abbandona il corpo, puoi anche tagliare via una mano e non ci sarà alcuna reazione. Chi non è interessato a capire la coscienza e la sua origine è asat e non può capire la vita spirituale.
Perciò l'inizio della vita spirituale significa capire la coscienza.
La Bhagavad-gita dice: "Nel corpo temporaneo si trova il proprietario del corpo". Bisogna capire questo punto. Chi può comprenderlo? coloro che sono liberi da tutte le azioni peccaminose. Perciò noi consigliamo: "Non coinvolgetevi in attività peccaminose". Quali sono le attività peccaminose? Mangiar carne, intossicarsi, giocare d'azzardo e fare sesso illecito. Bisogna estirpare queste cose per capire la vita spirituale. Se pensate: "Farò quello che voglio", allora rimarrete nel mondo materiale vita dopo vita.















AL LAVORO CON KRSNA

Quando esci per andare al lavoro non lasciare la tua coscienza di Krsna a casa.

di Pranadha Devi Dasi

Otto anni fa ho lasciato l'ambiente protettivo di una vita scandita dal servizio devozionale a tempo pieno, nei templi dell'ISKCON, per cercare un lavoro.
L'ho fatto con un po' di timore. Avevo visto molti devoti iniziare un lavoro fuori dal Movimento Hare Krsna e poi mettere da parte, temporaneamente o definitivamente, i loro obiettivi e le loro pratiche spirituali. Avevo sentito parlare di pochi devoti che erano stati in grado di mantenere la loro coscienza di Krsna mentre lavoravano fuori.
Quindi mi chiedevo: "E' possibile non essere toccati dal potere dell'energia materiale mentre ci esponiamo ad esso così apertamente?" Vediamo che i devoti che escono vestiti con un abbigliamento convenzionale, per diffondere la Coscienza di Krsna, entrano in contatto con l'energia materiale, ma se ne tengono a distanza restando fissi nella missione di Krsna.
Ma cosa ne è di coloro che, come noi, hanno un lavoro che li porta in mezzo alla gente senza neanche il più piccolo segno esteriore di vita spirituale? Ci lasciamo alle spalle il nostro vestito devozionale, il cibo devozionale, i suoni devozionali e l'associazione devozionale per essere circondati da discorsi mondani e istigazioni al sesso.
Il nostro contatto con l'energia materiale è certamente diverso da quello di un predicatore o di un devoto del tempio.
Io lavoro come intermediario di stampa mettendo in contatto gli editori con gli stampatori di tutto il mondo. Dopo aver lavorato a tempo pieno e aver avuto un discreto successo sono in grado di rispondere alla mia domanda iniziale con un inequivocabile sì. E' possibile mantenere la nostra coscienza di Krsna lavorando nel mondo materiale fino a che consideriamo la coscienza di Krsna come l'assoluta priorità della nostra vita.
Infatti io sono convinta che qualsiasi successo abbia avuto nel mio lavoro sia provenuto dal mio essere stata stabile negli obiettivi della coscienza di Krsna. La base del successo, per lavorare nel mondo
senza rimanerne incatenati, è purificare la nostra vita cantando Hare Krsna e smettendo di giocare d'azzardo, di prendere intossicanti, di mangiare carne e di avere relazioni sessuali illecite.
In altre parole, per avere successo nel lavoro fuori dal tempio dobbiamo applicare la stessa formula che Srila Prabhupada ci ha insegnato per la nostra vita spirituale all'interno del tempio. Quindi il mio motto è stato: "Il mio lavoro non deve essere il solito lavoro". Poiché di solito la gente lavora solo per accumulare denaro 'il solito lavoro' significa degradazione a una nascita inferiore. Specialmente quando otteniamo un po' di successo, la brama di denaro può facilmente trasformarsi in una vera e propria malattia che ci fa dimenticare il vero scopo della vita.
Ma quando i nostri sforzi cominciano a diventare delirio? Non appena la nostra famiglia e il nostro lavoro diventano più importanti delle nostre pratiche spirituali. Se stiamo perdendo entusiasmo per i nostri impegni spirituali significa che siamo troppo assorti in attività materiali.







Evitare la trappola del denaro

Il desiderio di possedere denaro è una delle trappole più efficaci che l'energia materiale ci tende. Le Scritture vediche ci avvertono che il denaro e il sesso sono i due più grandi tranelli che la vita ci propone. La ricchezza materiale può renderci orgogliosi. Dopo tutto il denaro può comprare il rispetto, la posizione sociale, il godimento sessuale e tutta una gamma di confort e oggetti materiali. L'illusione più triste è quella di credere che la sicurezza economica sia la vera sicurezza. Ma di fatto non lo è. Quindi non serve che prostituiamo la nostra vita per soddisfare le esigenze della nostra famiglia. Possiamo essere soddisfatti con ciò che Krsna ci dà. Egli generalmente ci dà molto e noi, se resteremo semplici e umili, saremo in grado di apprezzare tutto ciò.
Quindi come possiamo proteggerci dal diventare, come migliaia di altre persone, completamente assorbite dal loro duro lavoro teso ad ottenere guadagni materiali? La sola garanzia che abbiamo per far sì che la nostra vita lavorativa non diventi il solito lavoro è uno stabile e giornaliero regime di vita spirituale. Proprio come per mantenere il nostro corpo in buona salute si debba fare jogging, andare in palestra oppure prendere delle vitamine ogni giorno, così un devoto sa che per rimanere spiritualmente "sani" si deve cantare il mahamantra Hare Krsna un certo numero di volte ogni giorno, adorare le Divinità a casa o al tempio ogni giorno e leggere la Bhagavad-gita e lo SrimadBhagavatam ogni giorno. Io sono in grado di spendere quattro o cinque ore al giorno per le mie pratiche spirituali e lo stesso lavorare cinquanta ore alla settimana, cucinare per la mia famiglia e adempiere agli altri doveri di casa. Non ho bambini piccoli di cui occuparmi e questo mi aiuta. In ogni caso, sia che abbiate o no tutto questo tempo da dedicare alle pratiche spirituali, il segreto è di destinare una specifica quantità di tempo alle pratiche spirituali senza lesinare sul tempo. Cercate di scegliere il periodo migliore della giornata e seguite il vostro programma senza mai venir meno. Per quanto mi riguarda questo è l'unico modo per essere sicura di potermi ricordare di Krsna per tutta la giornata, o per lo meno, per far sì che Egli entri periodicamente nei miei pensieri. Il Narada-bhaktisutra ci insegna che: "La bhakti si ottiene ascoltando e cantando le glorie del Signore Supremo anche mentre siamo impegnati nelle attività ordinarie di questo mondo".
Le nostre buone abitudini ci manterranno fissi nella coscienza di Krsna anche se dovessimo trovarci a fronteggiare le lusinghe della natura materiale, cosa che di certo accadrà.
(Continua sul prossimo numero)















I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA

L'era in cui viviamo

Il 15 giugno 1974, a Parigi, Prabhupada ricevette la visita di due sacerdoti e di due studiosi cristiani. (Prima dell'arrivo dei suoi ospiti, Prabhupada parlò brevemente delle predizioni per la nostra era secondo i testi vedici).



Srila Prabhupada: Nel dodicesimo canto dello SrimadBhagavatam la presente era di Kali, l'era della discordia e dell'ipocrisia, è descritta in questo modo:

tasmat ksudradrso martyah
ksudrabhagya mahasanah
kamino vittahinas ca
svairinyas ca striyo 'satih

"Gradualmente la statura della popolazione diminuirà e la gente morirà molto giovane. Sarà molto sfortunata, mangerà troppo e sarà molto agitata sessualmente. Gradualmente soffrirà a causa della povertà, non avrà alcuno scopo nella vita e le donne non saranno caste". Guardate come ogni cosa si sta avverando. "Le città saranno piene di furfanti e di ladri". Guardate un po'.
Discepolo: Si parla di Parigi.
Srila Prabhupada: Ovunque è così. A Calcutta è pericoloso uscire perché non c'è garanzia di poter rincasare. La gente ha paura. Va al lavoro, in ufficio, ed è solo per la misericordia di Dio se potrà ritornare. Ero ospite a casa di uno dei nostri membri a vita, ero lì seduto una mattina, quando è entrata una persona dicendo: "Sa, quel gentiluomo che era al tempio questa mattina? E' stato ucciso". Era un uomo d'affari molto importante. Era andato al tempio e, tornando a casa, è stato colpito alle spalle. Riguardo le persone considerate sante, il Bhagavatam predice tapasvino gramavasah: "I cosiddetti yogi vivranno nelle città". In realtà gli yogi non hanno niente a che fare con le città, dovrebbero recarsi in un luogo isolato. Eppure vivranno nelle città proprio come qualunque materialista. Ci sono persone considerate degli yogi che conducono una vita materialistica nella città di Parigi.
Discepolo: E' tutto riportato nel dodicesimo canto del Bhagavatam?
Srila Prabhupada: Si, è stato predetto cinquemila anni fa. Qui è affermato tapasvino gramavasa nyasino 'tyartha-lolupah: "Ed i sannyasi, i cosiddetti 'rinunciati' saranno molto avidi di denaro." E patim tyaksyanti nirdravyam bhrtya apy akhilottamam: "La tendenza generale sarà quella di divorziare dal marito, specialmente quando egli non ha sufficiente denaro o potenza sessuale". La moglie divorzierà. Le cause principali di divorzio sono due: quando il marito non ha soldi e quando i rapporti sessuali non sono soddisfacenti. "Nel Kaliyuga le persone perderanno il proprio luogo di residenza e saranno dei senzatetto". Rimasi sorpreso di vedere, quando giunsi in America, tante persone che giacevano per strada nella Bowery, essi non avevano alcuna dimora. A volte avevano un riparo per la notte, pagando un dollaro per poter dormire e la mattina andavano via. Ho visto delle insegne. Discepolo: Li chiamano "albergacci".
Srila Prabhupada: Comunque, vasa significa "residenza", anna significa "cibo" e pana significa "bevanda" sia latte, acqua o altro, qualcosa da bere è necessario. E sayana: "dormire", sdraiarsi su un letto. E vyavaya: "sesso". Il sesso regolato, nell'ambito del matrimonio, per avere dei buoni figli è approvato. Ma il Bhagavatam predice: "Queste cose verranno annientate". Perfino bhusanaih, un abbigliamento appropriato. Hinah pisacasandarsa bhavisyanti: "Privi di tutte queste cose, gli uomini saranno come dei barboni". Questi hippy sono proprio così. Non hanno alcun posto dove dormire. Niente del genere. E con capelli lunghissimi da sembrare dei pisaca: Come si traduce in inglese?
Editore di sanscrito: Fantasmi?
Srila Prabhupada: Sì, fantasmi. Come dei fantasmi. Hinah pisacasandarsa bhavisyanti kalau prajah: "In Kali Yuga, i prajah, la gente in generale, non avrà un luogo di residenza adeguato, né da mangiare, né da bere, né tantomeno un luogo adatto per dormire o la possibilità di farsi un bagno o di avere degli abiti. Gli uomini saranno come dei fantasmi". Ciò significa che nel Kaliyuga, per un centesimo  per poter ottenere un solo centesimo  un uomo rinuncerà all'amicizia. E ucciderà perfino i suoi parenti per poter avere pochi centesimi".
Discepolo: Srila Prabhupada, i tuoi ospiti sono arrivati.
Srila Prabhupada: Sì, sì. "La gente non provvederà nemmeno alla protezione dei genitori anziani".
Discepolo: Srila Prabhupada, vorrei presentarti questi ospiti che desideravano incontrarti. Padre Canivez è Segretario del Vescovo di Francia. Poi c'è Padre Fransad e la signora Siaude che sta studiando Ramanujacarya e Madhvacarya.
Srila Prabhupada: Molto bene. Filosofia vaisnava.
Discepolo: E il signor Misraki che non solo compone musica, ma ha anche scritto un libro sulla vita dopo la morte.
Padre Fransad: Grazie, Sua Divina Grazia, per averci cortesemente ricevuto. Vorrei farle una domanda per primo. Crede che Dio sia una persona?
Srila Prabhupada: Perlomeno i cristiani non possono credere in un Dio impersonale. I cristiani non possono dire che Dio è impersonale. Dopo tutto, Cristo è figlio di Dio e poiché il figlio è una persona, come può il Padre essere impersonale?
E nella Bibbia è detto: "In principio fu il verbo". Cioè la parola di Dio. Quindi se qualcuno ha una parola, allora è una persona. La parola viene dalla lingua e dalla bocca. Non appena c'è una parola, dietro ci sono per forza una lingua e una bocca. E i cristiani pregano in chiesa: "O Dio, dacci il nostro pane quotidiano". Quindi Dio ha delle orecchie così da poter udire e fornire. Ma la Sua personalità, la Sua parola, il Suo ascolto sono tutti trascendentali, nonmateriali.
Padre Fransad: Sono d'accordo su questo punto. Come dici, Dio è una persona. Ecco perché possiamo dire di avere una relazione personale con Dio.
Srila Prabhupada: Sì, Dio è una persona. Brahmeti paramatmeti bhagavan iti sabdyate: "La Verità Assoluta viene realizzata da tre angolazioni: Brahman, Paramatma e Bhagavan. Brahman è l'energia impersonale, onnipervadente della Persona Suprema; il Paramatma è la Sua espansione localizzata nel cuore di ognuno; Bhagavan è la Persona Suprema."















SRIMADBHAGAVATAM

Tra tutte le scritture Vediche il più illuminante
testo che descrive la Personalità di Sri Krsna

Scritture Vediche

SrimadBhagavatam



Primo Canto: La creazione

Continua la pubblicazione dello SrimadBhagavatam. Il grande classico della spiritualità compilato cinquemila anni fa da KrsnaDvapayana Vyasa, tradotto dall'originale sanscrito da Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada.
Lo SrimadBhagavatam, l'essenza di tutte le Scritture Vediche, è la scienza spirituale che ci permette di conoscere non solo la sorgente ultima di ogni cosa, l'Essere Supremo, ma anche la relazione che ci unisce a Lui, e spiega inoltre che il nostro dovere è di agire per migliorare la società umana sulla base di questa conoscenza infallibile.
Chi fosse interessato all'intera opera può contattare la Bhaktivedanta Book Trust Italia.



Scritture Vediche

Capitolo 8, Le Preghiere della Regina Kunti




SPIEGAZIONE

I trascendentali divertimenti del Signore non solo sono impenetrabili, ma sembrano anche contraddittori. In altre parole sono tutti inconcepibili, inaccessibili al potere limitato del pensiero umano. Il Signore è l'Anima Suprema, preminente, maestro di tutto ciò che esiste; eppure Egli appare tra gli animali nella forma di Varaha, l'avatara Cinghiale; tra gli uomini nella forma di Krsna o di Rama; tra i rsi nella forma di Narayana, e tra gli esseri acquatici nella forma di Matsya, l'avataraPesce. Le Scritture insegnano che il Signore, il Brahman Supremo, è nonnato e non ha alcun atto da compiere, come afferma anche lo srutimantra, aggiungendo che nessuno Gli è superiore o uguale. Egli possiede innumerevoli energie, e tutto ciò che compie è perfetto, realizzato in un'armonia completa di sapere, potenza e azione simultanei. A noi che disponiamo di un limitato potere di pensiero, questi aspetti del Signore non lasciano dubbi sul carattere inconcepibile delle Sue apparizioni, delle Sue forme e dei Suoi atti. Ma poiché la Sua potenza è infinita, nulla Gli è impossibile. Nessuno dunque può stimare la Sua grandezza, e ogni Sua azione lascia perplesso l'uomo comune. Neppure la conoscenza vedica può permetterci di capirLo, ma possiamo facilmente conoscerLo per la grazia dei puri devoti, che sono intimamente legati a Lui. I devoti sanno che pur apparendo tra le differenti specie viventi, il Signore non è né un animale né un uomo né un rsi né un pesce, bensì eternamente e in tutte le circostanze il Signore Supremo.



VERSO 31


gopy adade tvayi krtagasi dama tavad
ya te dasasrukalilanjanasambhramaksam
vaktram niniya bhayabhavanaya sthitasya
sa mam vimohayati bhir api yad bibheti

gopi: la gopi (Yasoda); adade: prese; tvayi: Te; krtagasi: colpevole di un misfatto (quello di aver rotto un vaso di burro); dama: corda; tavat: in quell'istante; ya: ciò che; te: la Tua; dasa: situazione; asrukalila: pieno di lacrime; anjana: mascara; sambhrama: turbati; aksam: occhi; vaktram: viso; niniya: verso il basso; bhayabhavanaya: per timore; sthitasya: della situazione; sa: quello; mam: me; vimohayati: confonde; bhih api: anche la paura in persona; yat: di cui; bibheti: teme.



TRADUZIONE

Mio caro Krsna, quando Yasoda, per punirTi del Tuo cattivo comportamento, prese una corda per legarTi, il Tuo sguardo si turbò, i Tuoi occhi si riempirono di lacrime che sciolsero il trucco, e Tu avesti paura, Tu che sei temuto dalla paura in persona. Tutto ciò mi lascia confusa.



SPIEGAZIONE

Ecco un altro esempio della perplessità che suscitano i divertimenti del Signore Supremo. Egli rimane il Signore Supremo in ogni circostanza, ma accade talvolta che desideri contemporaneamente diventare subordinato al Suo puro devoto. Il puro devoto serve il Signore per amore soltanto, un amore puro, e può succedere che nello svolgere il suo servizio devozionale dimentichi la posizione suprema del Signore. Ma il Signore riceve il servizio d'amore dei Suoi devoti con una gioia ancora più grande quando è compiuto nella spontaneità, per puro affetto, senza traccia di rispetto formale. Generalmente il Signore riceve dai Suoi devoti un'adorazione soffusa di reverenza, ma Egli prova una gioia tutta particolare nel vedere che il Suo devoto per amore Lo considera inferiore a sé. Ed è in questo spirito che si svolgono i Suoi divertimenti con i Suoi puri devoti nel regno originale di Goloka Vrndavana. Là, gli amici di Krsna Lo considerano come uno di loro, non Lo vedono come un oggetto di venerazione; i Suoi genitori Lo vedono come un semplice bambino, ed Egli accetta il loro castigo più volentieri delle preghiere dei Veda. Egli prova un piacere maggiore anche nel vederSi rivolgere rimproveri d'amore dalle gopi piuttosto che nell'ascoltare gli inni vedici.
Quando Sri Krsna venne in questo universo per svelare i Suoi divertimenti eterni del regno trascendentale di Goloka Vrndavana allo scopo di attrarre a Sé tutti gli esseri, Egli diede un esempio unico di subordinazione davanti a Yasoda, Sua madre adottiva. Tra i Suoi giochi d'infanzia Gli piaceva saccheggiare le riserve di burro di Yasodamata rompendo i vasi e distribuendo il contenuto agli amici e ai compagni di gioco, comprese le famose scimmie di Vrndavana, ben contente di approfittare della generosità del Signore. Un giorno Yasodamata Lo colse in flagrante, e per amore volle dare una lezione al Suo divino figlio, senza però mostrarsi troppo severa con Lui. Prese una corda e minacciò di legare il Signore, come si fa di solito per punire i bambini. Ma quando vide la corda nelle mani di Yasoda, Krsna abbassò la testa e Si mise a piangere, come avrebbe fatto qualsiasi bambino; le lacrime Gli scivolarono lungo le guance sciogliendo il trucco nero intorno ai Suoi occhi meravigliosi. Quest'immagine del Signore è motivo di adorazione per Kuntidevi, che conosce la posizione suprema del Signore, temuto persino dalla paura personificata ma ora terrorizzato davanti al castigo di Sua madre. Il punto di vista di Yasoda è considerato più elevato di quello di Kunti, perché la prima non era consapevole della posizione suprema di Krsna. Krsna divenne suo figlio e le fece dimenticare completamente che il suo bambino non era altri che il Signore. Se avesse avuto coscienza della posizione suprema di Krsna, Yasodamata avrebbe certamente esitato a punirLo, ma il Signore le fece dimenticare tutto perché desiderava giocare fino in fondo il ruolo di un bambino davanti all'affettuosa Yasoda. I loro sentimenti materni e filiali si espressero in modo del tutto naturale, e Kunti, ricordando la scena, si sente confusa e non può che lodare il trascendentale amore filiale del Signore per Yasoda. Indirettamente viene glorificata anche Yasoda per il suo amore incomparabile, lei che poté dominare il Signore onnipotente apparso come suo figlio.



VERSO 32


kecid ahur ajam jatam
punyaslokasya kirtaye
yadoh priyasyanvavaye
malayasyeva candanam

kecit: alcuni; ahuh: dicono; ajam: il nonnato; jatam: è nato; punya-slokasya: il grande re virtuoso; kirtaye: per glorificare; yadoh: del re Yadu; priyasya: colui che è caro; anvavaye: nella famiglia di; malayasya: le colline di Malaya; iva: come; candanam: sandalo.



TRADUZIONE

Alcuni affermano che Tu, il nonnato, hai preso nascita per glorificare il virtuoso imperatore [Maharaja Yudhisthira], e altri sostengono che Tu abbia voluto così soddisfare il re Yadu, uno dei Tuoi devoti più cari, poiché apparendo nella sua famiglia Tu l'hai resa gloriosa, come il sandalo fa la gloria delle colline di Malaya.



SPIEGAZIONE

Poiché la nascita del Signore, del nonnato, nell'universo materiale suscita perplessità nella mente degli uomini, vengono espresse opinioni diverse sui motivi del Suo avvento. Nella Bhagavadgita Krsna dichiara che pur essendo il Signore di tutti gli esseri, il nonnato, Egli prende nascita nell'universo materiale. Non si può dunque negare che il nonnato sia nato in questo mondo, poiché Egli stesso lo afferma. Ma esistono opinioni differenti sui motivi del Suo avvento. Ancora una volta la Bhagavadgita c'illumina: Egli appare grazie alla Sua energia interna per ristabilire i principi della spiritualità, proteggere le anime pie e annientare i miscredenti. Questo è il fine dell'avvento del nonnato, questa è la Sua missione. Ma si dice anche che il Signore manifestò la Sua presenza perché fosse glorificato il virtuoso imperatore Yudhisthira. E sicuramente Sri Krsna desiderò che s'instaurasse il regno dei Pandava per il bene del mondo intero, poiché quando il mondo è governato da un re virtuoso tutti gli esseri sono felici. Invece, quando il governatore è empio, come succede generalmente nell'era di Kali, gli uomini vanno incontro a sofferenze continue. Quando si tratta poi dei sistemi democratici, sono gli stessi cittadini empi a scegliere uno di loro che li governi, perciò non possono incolpare nessuno delle loro disgrazie, se non sé stessi.
Anche Maharaja Nala è celebrato come un imperatore di alta virtù, ma non aveva alcun legame con Sri Krsna, perciò il re virtuoso a cui si riferisce questo verso e che fu glorificato da Sri Krsna è Maharaja Yudhisthira. Ma il Signore glorificò anche il re Yadu prendendo nascita all'interno della sua famiglia. Così conosciamo il Signore con i nomi di Yadava, Yaduvira e Yadunandana, sebbene Egli sia eternamente libero da ogni obbligo verso qualsiasi famiglia. A questo proposito il verso ci dà l'esempio del sandalo. Gli alberi crescono ovunque, ma poiché il sandalo cresce soprattutto nella regione di Malaya, il nome del sandalo è associato alle colline di questa regione. Prendiamo ancora l'esempio del sole. Sebbene il sole appaia ogni mattino all'orizzonte orientale, non appartiene a questo orizzonte e rimane nonnato. Similmente, poiché il Signore appare in una certa famiglia, Lo si associa al nome di quella famiglia, ma Egli rimane nonnato e non è figlio di nessuno. In realtà Egli è il padre di tutto ciò che esiste.
(Continua sul prossimo numero)















RAMESWARAM

IL TEMPIO DELLA TOLLERANZA

Foto e Testo di Rama Raghava dasa

Siamo a dicembre. La pioggia è caduta di recente e si sente ancora nell'aria il profumo di terra bagnata.
Il frastuono degli altoparlanti del tempio di Ramanath Swami scaccia qualunque desiderio di sonno dopo le 4 e 30 del mattino.
Faccio la doccia, indosso dhoti e kurta puliti e cantando il japa mi immergo nella marea di pellegrini che sono già per strada in direzione del tempio, il quale emerge maestoso sopra i tetti della piatta città.
Centro unico, indiscutibile.
Rameswaram è un'isola all'estremo sud della penisola indiana, collegata al continente attraverso il ponte Indira Gandhi (finito nell'86 e lungo diversi chilometri, è uno dei più importanti lavori d'ingegneria dell'India) e una notevole ferrovia che sembra galleggiare sull'acqua.
Sebbene sia un tempio Sivaita, dove nel sancta sanctorum si adora lo Siva Lingam (manifestazione simbolica di Siva come il principio maschile, attraverso il quale il Signore Supremo penetra e impregna l'universo materiale), è anche un luogo di pellegrinaggio per i vaisnava (adoratori di Visnu) perché lì, Sri Ramacandra, dopo aver sconfitto il demone Ravana nella battaglia di Sri Lanka, venne ad offrire i suoi omaggi a Siva, uno dei tre controllori della natura materiale. Il tempio, con il suo gopuram di oltre cinquantatré metri di altezza, e i suoi impressionanti corridoi scolpiti, è una magnifica manifestazione di tarda architettura dravidica, che risale al XII secolo. In un kunda (laghetto) all'interno delle mura del tempio, i pellegrini fanno il bagno a secchiate prima di entrare nel sancta sanctorum dove solo gli induisti sono ammessi, ma rispettando il mio abbigliamento e segni vaisnava, i guardiani mi lasciano passare. In quasi tutta l'India, i devoti dell'ISKCON sono ammessi nei templi essendo considerati parte legittima della cultura vaisnava; un favore quasi sempre negato agli occidentali.
La gente va veloce, con le mani giunte, concentrati nel canto dei mantra, tra il fumo d'incenso che tutto pervade, a depositare un'offerta davanti all'altare. Dopo si va al mare, distante solo duecento metri, e si fa il bagno tra le mucche nane e i brahmana che offrono sacrifici e benedizioni. Il paesaggio è molto bello e, in quest'epoca dell'anno, il clima molto piacevole. Affitto una bicicletta e passo un po' di giorni visitando e fotografando. C'è un bel tempio con un laghetto, il Laksmanakunda, dedicato a Sri Laksmana, fratello di Rama e suo compagno costante, e, in un posto sperduto, una scuola della missione Ramakrsna dove un brahmana sorridente insegna ai ragazzini sprovveduti del villaggio a leggere e scrivere e i canti devozionali con l'aiuto di un harmonium. A sud della città, in una stretta fascia di terra che penetra nel mare, faccio visita al tempio di Kothanda-Ramar, dove Vibhishana, fratello di Ravana, si sottomise a Rama che lo fece poi re di Lanka al posto di suo fratello morto. Lì, il giovane pujari (sacerdote) mi riceve allegro e mi offre un delizioso pranzo di riso e verdure molto piccanti, diventato prasada dopo essere stato offerto alla Divinità di SitaRama. Parliamo per ore. Mi sento attratto dalla sua vita semplice, metodica, pura. E' brahmacari (celibe) dalla nascita e abita da solo in questo posto isolato perché il suo tempio è stato l'unico a sopravvivere nel villaggio che fu spazzato via dal ciclone del '64. Alle sue necessità provvede il tempio di Ramanath Swami. Si alza presto il mattino, prima delle 4, adora la Divinità offrendole puja e cibo, mangia semplice, studia le sacre scritture e riceve i pochi visitatori che arrivano fin qui. E' intelligente e sembra felice. L'albero si giudica dai suoi frutti. La gente è il frutto dell'albero della cultura e questo giovane brahmana è degno frutto dell'albero della cultura vedica, tuttora presente in questi luoghi sacri. Pochi chilometri fuori dall'isola, dopo il ponte interminabile, c'è il tempio di Tirupallani, dove Sri Rama si ritirò a meditare prima di arrivare a Lanka attraversando il mare sulla strada di macigni lanciati nell'acqua dal suo esercito di scimmie e mantenuti a galla dalla Sua potenza mistica. Lì, sotto un albero baniano si trovano centinaia di sculture di Sesa Naga, espansione del Signore dalla forma di serpente che mantiene a galla tutti gli universi. Vado via soddisfatto. A Rameswaram ho visto le due più grandi correnti filosofiche dell'India, il vaisnavismo e il culto a Siva, convivere in maniera armoniosa, al punto da adorare insieme. Uno degli aspetti più attraenti della cultura vedica è che ignora il settarismo, permettendo di capire l'infinita misericordia del Signore Supremo, che Si manifesta in tante forme e Si lascia avvicinare attraverso tante correnti di pensiero, quante sono necessarie alla varietà dei Suoi figli, che Egli ama con assoluta equità.















Alimentazione Vegetariana

di Saiva Devi Dasi

Vecchi trucchi con le erbe

Nel grande poema classico indiano, Il Ramayana, si trovano bellissime descrizioni delle fantastiche avventure di uno dei re più famosi dell'epica vedica, Sri Ramacandra, e dei Suoi fedeli seguaci.
Nel capitolo che descrive la gloriosa vittoria di Rama sul demone Ravana, il quale aveva rapito la consorte dell'eroe Srimati Sita devi, troviamo una interessante storia che racconta come l'esercito di Ramacandra fu colpito da un'arma particolarmente potente tale che sembrava avesse distrutto ogni cosa.
Fu Hanuman, come narra la storia, un forte e fedelissimo devoto di Rama, a salvare tanti dei compagni feriti fra i quali anche Rama stesso e il Suo fratello Laksmana. Seguendo il consiglio di un caro amico, Hanuman si recò sull'Himalaya a cercare delle erbe medicinali che fossero in grado di curare i feriti. Ben presto giunse alla montagna ma poiché aveva una gran fretta e non riuscì a trovare immediatamente le erbe che gli erano state indicate dall'amico Jambavan, Hanuman si infuriò, sradicò la montagna intera e la portò via con sé.
I soldati vennero miracolosamente curati dalle erbe che erano presenti sulla montagna. La natura da sempre ha fornito l'uomo di sufficiente istinto per sapere come curarsi con le erbe, con i fiori, con le piante e le radici.
La civiltà moderna però ci ha fatto dimenticare e spesso anche rinnegare il passato. Alcuni dei nostri antenati comprendevano il linguaggio dei fiori e delle erbe e vivendo più vicini alla natura se ne sentivano parte integrante.
La sapienza che insegna come curare le malattie con le piante è nata con l'uomo e la conferma di ciò la troviamo nelle scritture delle più antiche civiltà (indiana, cinese, egiziana, ellenica e latina).
La raccolta delle piante medicinali è un'arte notevolmente difficile ed è innanzitutto necessario saperle riconoscere, quindi rispettare il periodo idoneo, ed anche riconoscere i luoghi per la raccolta. Sebbene noi non siamo i protagonisti di una avventura mistica come quella Hanuman possiamo comunque beneficiare della generosità della natura che ci circonda. Ci sono infatti molte piante a noi familiari, ma delle quali non conosciamo le loro facoltà curative. Eccone alcuni esempi molto comuni.
La primula: Significa letteralmente "che spunta per prima". E' la campanella che annuncia l'arrivo della primavera. La primula con i suoi deliziosi fiori gialli cresce spontaneamente nei campi oppure ai piedi degli alberi nei boschi.
Fiorisce molto precocemente e di essa si usano sia i fiori che le foglie e le radici. Contiene proprietà diuretiche, sedative e antireumatiche. In cucina è possibile usarla come ingrediente per le insalate crude oppure cotta nelle minestre. Quando lo stress impedisce di rilassarsi si può provare una tisana di primula: 2 grammi di fiori di primula essiccati messi in una tazza di acqua bollente e lasciati in infusione per 67, a piacere potete dolcificarla con miele.
Per il catarro bronchiale si può utilizzarla in un decotto: fate bollire a fuoco lento 10 grammi di radice di primula spezzettata in mezzo litro di acqua. Lasciate raffreddare, filtrate e bevetene tre tazze al giorno.
L'ortica: Tutti conoscono questa pianta erbacea, un po' fastidiosa che cresce dappertutto. Il termine 'ortica' deriva dal latino urere che significa 'bruciare'. L'effetto irritante delle sue foglie svanisce immediatamente se immerse nell'acqua. Una volta cotte le foglie diventano molto morbide e saporite. In cucina le foglie vengono adoperate cucinate come spinaci o come ingrediente per le minestre.
L'ortica contiene moltissimi sali minerali e vitamine.
Possiede inoltre proprietà diuretiche e depurative; allevia le crisi di reumatismi, della gotta e le emorragie; favorisce l'eliminazione del colesterolo e dell'acido urico. La ricetta più nota è il the di ortica: fate bollire 40 grammi di ortiche fiorite per 5 minuti in dell'acqua. Bevetene 3 tazze al giorno prima dei pasti per ottenere un effetto diuretico e depurativo.
L'estratto di ortica, che può essere ottenuto con l'aiuto di una semplice centrifuga casalinga, è molto apprezzato come lozione per rinforzare i capelli ed evitarne la caduta.
Tarassaco: Forse meglio conosciuto come "dente di leone", fin da tempi remoti fu un elemento della dieta alimentare dell'uomo. E' considerata la più ricca di proprietà tra le cicorie selvatiche.
Il tarassaco è depurativo, rinfrescante e diuretico, è anche un ottimo rimedio contro la stitichezza cronica, contro la gastrite, è anche un rimedio per le malattie dei reni e del fegato. In cucina si usa sia bollito che nelle insalate crude.
Le foglie si raccolgono dalla primavera all'autunno.
Per espellere le numerose tossine accumulate nei mesi invernali si può preparare una tisana depurativa: mettete a bagno per 10 minuti in un litro di acqua fredda 50 grammi di radici di tarassaco tagliate a piccoli pezzi.
Portate ad ebollizione per 20 venti minuti, lasciandola poi raffreddare.
Dopo averla filtrata bevetene 2 tazze al giorno tiepide e a digiuno. La cura deve durare 10 giorni ed essere ripetuta in ognuno dei mesi primaverili.
Se queste informazioni sulle proprietà curative delle erbe hanno suscitato il vostro interesse e la vostra curiosità, e per questo motivo sentite di volerne sapere di più, sappiate che la redazione è disponibile ad accettare consigli e suggerimenti per i temi da trattare nei prossimi numeri.
Questa rubrica è curata da Saiva devi dasi, esperta di cucina e alimentazione vegetariana. Conduce corsi di cucina ed esprime la sua abilità culinaria vegetariana da oltre dieci anni.















SCIENZA E SCIENZA

Di Sadaputa Dasa

'Mitologia' Raziona/e

Seconda Parte



Un intermezzo storico

Prima di addentrarci negli insegnamenti spirituali di Bhaktivinoda Thakura permettetemi di tracciare un'idea del clima intellettuale del Bengala del diciannovesimo secolo nel quale egli operò. A questo proposito riporterò un passo tratto dalle opere di Sir Williams Jones, un giurista che lavorò per la Compagnia delle Indie Orientali e che fu il primo presidente della Società Asiatica del Bengala. In un articolo del 1788, sulla cronologia Indu, Jones diede la seguente descrizione del vicino Dvapara-yuga, la terza Era, quella dei Purana e del Mahabharata:
"Non posso tralasciare la terza era indiana, nella quale è detto che i vizi e le virtù umane esistessero in eguale misura, senza osservare che anche la sua conclusione è palesemente favolosa e poetica con non più verità storica del racconto di Troia o degli Argonauti. Sembra che Yudhisthira sia il figlio di Dharma, il genio della giustizia, Bhima di Pavan, il Dio del Vento, Arjuna di Indra, il Dio del firmamento e Nakul e Sahadeva dei Kumara, il Castore e il Polluce dell'India. Bhisma, il grande e stimato zio era il figlio di Ganga, ossia il Gange, e Santanu, il cui fratello Devapi sembra che risieda tuttora nella città di Calapa; tutte queste fantasie possono pur essere gli attraenti ornamenti di un poema eroico ma per quel che riguarda la Storia civile sono semplicemente assurdità così come lo sono le due famiglie reali che discendono dal Sole e dalla Luna".
Ciò a cui Jones si sta riferendo qui è la storia del Mahabharata, una storia di eventi accaduti in India, al tempo dell'avvento di Krsna. Secondo la tradizione Indu questi episodi ebbero luogo circa cinquemila anni fa, quando il Dvapara-yuga lasciò il posto all'epoca attuale chiamata Kaliyuga. Yudhisthira, Arjuna, Bhima, Nakula e Sahadeva sono i cinque fratelli Pandava che figurano in molti passatempi di Krsna.
Come possiamo vedere dal commento di Jones, egli non considera le vicende dei Pandava come vera storia. Perché no? Per molti di noi il problema è semplicemente che il racconto contiene elementi non credibili per una persona educata alla razionalità moderna. Noi sappiamo che la gente non discende dagli Dei. Qualsiasi documento che attestasse una tale assurdità verrebbe irrevocabilmente rifiutato da qualsiasi storico responsabile, perché una descrizione storica oggettiva non può sostenere una tale assurdità. Tali avvenimenti non si verificano mai e i nostri libri di storia lo confermano abbondantemente. Il pensiero di Sir Williams Jones seguiva chiaramente questa linea, eppure egli non era un razionalista moderno. Jones era un cristiano che credeva pienamente nella cronologia Mosaica della Bibbia e cercò di ricostruire la cronologia indù in modo da allinearla a quella cristiana. Sembra che Jones deridesse i miti indu considerandoli assurdi mentre, allo stesso tempo, accettava come verità gli eventi soprannaturali della Bibbia.
Si trattò forse di giustizia poetica che le stesse derisioni che Jones fece al Mahabharata furono presto rivolte alla Bibbia. Mentre Jones era ancora in vita, la critica scientifica "superiore" della Bibbia, sviluppatasi in Germania verso la metà del diciannovesimo secolo, giunse in Inghilterra. Nel 1860 i teologi anglicani Benjamin Jowet e Baden Powell catturarono l'attenzione alla recente pubblicazione di Darwin 'Sull'origine della specie' con un tentativo controverso di rifiutare i miracoli sulla base scientifica. I Darwinisti e i critici superiori della Bibbia rapidamente unirono le loro forze e il darwinista Tomas Huxley cominciò a citare gli studiosi biblici tedeschi nel suo sforzo di interpretazione della Genesi. Poiché il diciannovesimo secolo condusse a un rigoroso e razionale scetticismo scientifico, esso divenne la sola via accettabile per uno studioso o un intellettuale appartenente a qualsiasi campo di studio.







Il Bhagavata

Bhaktivinoda Thakura dovette confrontarsi con questo clima intellettuale nel suo tentativo di presentare la conoscenza spirituale ai giovani intellettuali bengali del suo tempo. Dopo aver assorbito dai loro insegnanti le idee di William Jones e degli altri orientalisti occidentali, questi giovani non erano affatto inclini a dare credito ai vecchi miti.
A questo punto, come potevano essere presentati gli insegnamenti di Krsna sull'amore per Dio?
Opportunamente Bhaktivinoda Thakura scelse di dare un immagine parziale della verità che introducesse idee spirituali rilevanti in modo però da non provocare un rifiuto causato dai pregiudizi così profondamente radicati. In una conferenza tenuta a Dinajpur, nel Bengala occidentale, nel 1869, egli mise a fuoco il Bhagavata, ovvero il Bhagavata Purana, come il testo principale sulla natura del Supremo e sul modo di realizzare la nostra relazione con il Supremo. Rifiutando il monismo puro come un'idea inutile, egli sostenne che Dio è una persona eterna. Così disse: "Il Bhagavata presenta una Divinità Trascendentale, Personale, supremamente Intelligente, Attiva, assolutamente Libera, Buona, Onnipotente, Onnipresente, Giusta e Misericordiosa e supremamente Spirituale, senza secondi, che crea e mantiene tutto ciò che si trova nell'universo". "Il più alto obiettivo dell'anima", continua, "è quello di servire eternamente quell'Essere Infinito in modo spirituale per mezzo dell'azione compiuta nell'Amore Assoluto".
Bhaktivinoda Thakura descrisse il mondo materiale come un prodotto di maya. Qui maya non significa illusione, ma eterna energia del Supremo che Egli usa per confondere le anime che non desiderano vivere in armonia con Lui. La creazione del mondo materiale per mezzo di maya, è in realtà un aspetto della misericordia del Signore poiché in questo modo permette alle anime inclini all'indipendenza di agire in un mondo in cui Dio è apparentemente assente.
Tutte queste idee provengono dal Bhagavata senza che sia stata apportata alcuna modifica. Ma nel descrivere ciò che il Bhagavata dice a riguardo dei dettagli dell'universo materiale, Bhaktivinoda Thakura adottò un approccio indiretto. Così disse:
"Nei libri comuni di religione Indu, nei quali il raja guna e il tama guna sono descritti come sentieri religiosi, si trova la descrizione di un paradiso e di un inferno: il paradiso meraviglioso come niente possa esserlo sulla Terra, e l'inferno è orrendo come nessuna immagine del male possa esserlo.... La religione del Bhagavata è libera da una tale immaginazione poetica. Infatti, in alcuni capitoli possiamo incontrare descrizioni dei suddetti inferni e paradisi e descrizioni di storie curiose, ma in qualche altra parte del testo siamo stati messi in guardia di non accettarle come fatti realmente accaduti ma di prenderle come invenzioni per intimorire i malvagi e per migliorare i semplici e gli ignoranti".
In effetti il Bhagavata considera reali l'inferno e il paradiso e i loro abitanti. Descrive nei minimi particolari i pianeti superiori e i vari dei che li abitano, inclusi Brahma, Siva e Indra. Il Bhagavata, non solo attesta la realtà di questi esseri, ma dà loro anche un importante ruolo nella creazione e nel mantenimento dell'universo. Fornisce loro anche un ruolo in molte delle attività di Krsna (o lila) manifestate nel mondo materiale. Per esempio, nella storia della collina Govardhana, è Indra che crea una devastante pioggia torrenziale quando Krsna lo insulta interferendo nel sacrificio che doveva essere celebrato in suo onore.
Bhaktivinoda Thakura scelse di eludere questi aspetti "mitologici" del Bhagavata nello sforzo di raggiungere un pubblico di intellettuali la cui mondana educazione scartava tali miti come assurde fantasie. In effetti egli andò ancora più lontano. Nel 1880 pubblicò un trattato intitolato Sri Krsna Samhita nel quale spiegò in maniera elaborata la filosofia della coscienza di Krsna. Inoltre, in questo libro egli espose una ricostruzione della storia indiana simile a quella introdotta da Sir William Jones per allineare la cronologia indu con quella mosaica della Bibbia. Ciò implicò la conversione degli Dei e dei Manu in re umani e la riduzione del loro intervallo storico a poche migliaia di anni terreni.
Si deve puntualizzare con chiarezza che personalmente Bhaktivinoda Thakura non accettava la versione modificata del Bhagavata che presentò agli intellettuali bengali. In realtà egli accettò i cosiddetti 'miti' del Bhagavata come veri e li presentò come tali in molte sue opere. Per esempio nel suo libro Jaiva Dharma, Bhaktivinoda Thakura disse:
"Ho detto che la religione Vaisnava cominciò ad esistere non appena le creature cominciarono ad esistere. Brahma fu il primo Vaisnava.
Anche Sriman Mahadeva è un Vaisnava. Gli antichi Prajapati furono tutti Vaisnava. Sri Narada Goswami, il meraviglioso figlio di Brahma, è un Vaisnava. Avete visto la religione Vaisnava dall'inizio della creazione. Poi ancora quando gli Dei, gli uomini, i demoni ecc. sono stati separatamente descritti, troviamo Prahlada e Dhruva dall'inizio...
I figli di Manu e Prahlada sono tutti nipoti del Prajapati Kasyapa. Non ci sono dubbi sul fatto che la pura religione Vaisnava ebbe inizio con l'inizio della storia.
Quindi i re delle dinastie discendenti dal Sole e dalla Luna e tutti i grandi e famosi saggi ed eremiti
diventarono devoti di Visnu". Questo passo fu scritto in risposta ai provocatori che sostenevano che il dharma Vaisnava è di recente sviluppo. Il passo attesta che gli esseri come Brahma, Mahadeva, Narada e Prahlada esistono così come sono descritti negli sastra, le scritture vediche. Si potrebbero trovare molti esempi simili nelle opere di Bhaktivinoda Thakura.
Quindi, se Bhaktivinoda Thakura accettò la testuale verità degli sastra, come si può giustificare che abbia fatto una presentazione nella quale la negava?
Il discepolo di suo figlio, A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada ha mostrato esserci un retroterra
culturale al fatto di aver effettuato una tale indiretta presentazione degli sastra.
L'interpretazione di un testo che aderisce completamente alla definizione testuale delle sue parole è chiamata mukhyavrtti e l'interpretazione immaginaria o indiretta è chiamata laksanavrtti o gaunavrtti. Srila Prabhupada sottolineò: "Per una questione di necessità, la letteratura vedica è scritta nei termini di laksanavrtti o gaunavrtti, ma non si devono accettare tali spiegazioni come verità permanenti." In generale si dovrebbero capire gli sastra nei termini di mukhyavrtti (l'interpretazione diretta).
(Continua nel prossimo numero)















MAHA BHARATA

Il più grande trattato epico della Storia
compilato in lingua sanscrito

Tradotto dal sanscrito da Hrdayananda Gosvami, e reso in lingua italiana da Matsya Avatara Dasa

Continua dal numero precedente

Avendo perso la vista costui cominciò a brancolare nella foresta fino a cadere in un pozzo scoperto. Quando ci si rese conto che Upamanyu non aveva fatto ritorno il maestro disse agli altri studenti: "Ho limitato Upamanyu in così tanti modi che deve essersi arrabbiato, forse per questo non vuole tornare. Se ne è andato da molto ormai".
Dopo essersi così espresso, il maestro si recò nel bosco e cominciò a chiamare Upamanyu: "Upamanyu! Dove sei? Figlio mio, ti prego, vieni!" Sentendosi chiamare dal suo maestro, Upamanyu gli rispose gridando: "Maestro! Sono io! Sono caduto in un pozzo!"
Il maestro gli chiese: "Come hai fatto a cadere nel pozzo?"
Lo studente rispose: "Ho mangiato le foglie di un albero arka che mi ha accecato, poi sono caduto in un pozzo". Il maestro suggerì al suo studente: "Per favore, prega i gemelli Asvini. Essi ti restituiranno la vista perché sono i medici dei Deva".
Upamanyu, udito il suo insegnante, cominciò a pregare i due divini Asvini con i seguenti inni dal Rg Veda:
"O gemelli Asvini, antichi ed illustrissimi, splendenti e senza limiti che sempre ci mostrate la via, con queste parole io vi prego. Puri esseri celesti di meraviglioso splendore, esseri incommensurabili che potete recarVi e dimorare dovunque in questi mondi.
Cari Nasatya e Dasra dai bei nasi, Voi siete come uccelli dorati ed amici preziosi nel momento del bisogno. Allo spuntare dell'alba tessete velocemente su bei telai la radiosa luce del giorno.
Cari gemelli Asvini che portate buona fortuna, con il Vostro potere liberaste la quaglia che era già stata inghiottita. Le vostre gesta sono così leggendarie che coloro che rubarono le mucche dell'alba s'inchinano al Vostro potere mistico.
Quelle trecentosessanta mucche da latte partorirono un solo vitello e provvidero al suo latte pur essendo rinchiuse in diversi recinti separati fra loro. Voi comunque, cari Asvini, prendeste da quelle mucche una deliziosa offerta di latte caldo.
Settecento raggi sono fissati ad un mozzo e venti altri appoggiano sul bordo della ruota. Questa ruota eterna gira e gira senza un cerchione. Cari Asvini, quali straordinari poteri mistici vi adornano!
La ruota che gira è una, con dodici raggi fissati a sei settori del bordo ed ha un solo asse, recante il nettare, fissato al mozzo. I Deva che governano questi mondi dipendono grandemente da quel nettare. Possano gli Asvini non disperarsi di noi ed accordarci quel nettare. O virtuosi Asvini, Voi frantumaste la montagna liberando le mucche che vi erano state nascoste. Col tempo le vostre gesta furono note e fu celebrata la Vostra potenza. Infatti avete superato in fama il nettare di Indra.
Voi, i due Asvini, generaste le dieci direzioni, e mentre queste si separavano individualmente, sviluppandosi in modo uniforme verso l'esterno, i saggi, i Deva e gli esseri umani della terra seguirono le strade di quelle direzioni.
Voi poi trasformate tutte le tonalità dell'universo e queste via via rivestono ogni cosa con variegati colori. Perfino la luce cosmica risplende con i vostri accordi di colore. I Deva rispettano tutto ciò, così come gli esseri umani che vivono sulla terra.
O Nasatya, Asvini, è Voi che io prego e le ghirlande di loto blu che indossate. O Nasatya, immortali sostenitori del vero, è per merito delle vostre incoraggianti verità che tutto procede, perfino senza i Deva.
O Asvini, colmi di giovinezza, possa un uomo la cui vita è cessata, rivivere grazie a queste preghiere. Come un neonato si attacca al capezzolo della madre, nello stesso modo, sottomettendoci a Voi che liberaste le mucche, si possa anche noi vivere".
Dopo che Upamanyu ebbe così elogiato gli Asvini, essi vennero da lui e gli dissero: "Siamo soddisfatti delle tue preghiere sincere e per risolvere il tuo problema ti abbiamo portato questa torta medicinale. Ora mangiala".
Alle loro parole Upamanyu rispose: "Voi non mentite mai, per questo sono certo che la torta ha effettivamente il potere di guarirmi dalla cecità. Ma non oso accettarla senza prima offrirla al mio guru".
I due Asvini replicarono: "In passato il tuo insegnante ci ha pregati esattamente come hai fatto tu e noi, essendone rimasti soddisfatti, lo abbiamo premiato con una torta simile che lui ha accettato e mangiato senza prima offrirla al suo guru. Anche tu dovresti accettarla e mangiarla così come ha fatto il tuo maestro". Così indirizzato Upamanyu replicò ancora agli Asvini: "Cari signori, Vi chiedo perdono, ma io non dovrei osare di mangiare questa torta senza prima offrirla al mio guru".
I due Asvini replicarono: "Ci piace questa grande dedizione al tuo guru. I suoi denti sono scuri come il ferro ma i tuoi saranno splendenti come l'oro. Ti sarà restituita la vista e in questa vita e godrai di una buona sorte".
Quando gli Asvini ebbero finito di parlargli, e solo dopo aver recuperato la vista, Upamanyu corse senza indugio dal suo maestro e, dopo averlo rispettosamente salutato, gli spiegò tutto ciò che era accaduto. Il guru fu soddisfatto del suo studente e gli disse: "Proprio come ti hanno detto gli 'Asvini', avrai una vita molto fortunata. Tutti i Veda ti saranno rivelati". Fu così che Upamanyu superò l'esame del suo guru.
Ayodadhaumya aveva anche un altro discepolo, di nome Veda. Un giorno il maestro istruì così il suo studente: "Mio caro figlio Veda, dovresti star qui un pò di tempo e servire in casa mia, in questo modo otterrai buona fortuna". "Va bene" acconsentì Veda e così visse a lungo nella gurukula, la dimora del guru, completamente dedito al servizio del suo maestro spirituale. Come un bue fiducioso sotto il giogo di un pesante fardello, Veda tollerava i disagi del caldo e del freddo, della fame e della sete, senza mai essere insolente o scortese.
Era trascorso molto tempo, Veda aveva pienamente soddisfatto il suo maestro, e per la completa soddisfazione di quest'ultimo Veda ottenne effettivamente buona fortuna e perfetta conoscenza avendo superato la prova. Con il permesso del suo maestro Veda divenne capo famiglia grhastha sposando una giovane e applicando poi in maniera rigorosa i principi religiosi della vita matrimoniale. In seguito Veda accettò tre discepoli, ma non dette mai ordini ai suoi studenti. Lui non avrebbe mai detto: "Devi fare questo lavoro" oppure, "Devi servire il tuo guru", perché aveva conosciuto intimamente la durezza della vita in gurukula e non voleva creare problemi ai suoi discepoli, impegnandoli nel servire.
Qualche tempo dopo, due re, Janamejaya e Pausya, conoscendo Veda come un brahmana di buone qualità, lo scelsero entrambi per affidargli l'incarico di sacerdote reale e per farlo officiare nei sacrifici. Così un giorno, mentre Veda era in procinto di partire per andare a celebrare sacrifici presso i due re, chiese al suo discepolo Uttanka quanto segue: "Mio caro Uttanka, qualora necessitasse qualcosa in casa mentre sono fuori, desidero tu faccia in modo che non manchi nulla".
Dopo aver accuratamente istruito Uttanka, Veda si mise in viaggio e trascorse del tempo lontano da casa. Desideroso di servire il suo guru, Uttanka visse nella casa del suo maestro seguendo fedelmente le sue istruzioni. Un giorno le donne del posto avvicinarono Uttanka e gli dissero: "La moglie del tuo maestro è nel suo periodo di fertilità. Per lei è giunto il momento di procreare; siccome il marito è lontano da casa lei si sente piuttosto depressa. E' tuo dovere, Uttanka, aiutarla a concepire un figlio. Dopo tutto ti è stato ordinato di provvedere ad ogni necessità. Devi farlo tu, per la moglie del tuo guru!"
Così apostrofato, Uttanka rispose alle donne: "Anche se voi, donne, dite così, io non farò una cosa sbagliata. Il mio guru non mi ha mai detto: Adesso sei autorizzato a compiere attività peccaminose".
Qualche tempo dopo il maestro di Uttanka tornò dal viaggio e, saputo come il suo discepolo si era comportato, fu molto contento di lui e gli disse: "Uttanka, figlio mio, dimmi cosa posso fare per te. Mi hai servito così bene, in accordo ai principi della religione, che il nostro affetto reciproco è divenuto anche più forte. Ti dò licenza di andare e ti benedico affinché tu abbia ogni successo nella vita".
Udito ciò Uttanka rispose: "Ti prego, dimmi cosa posso fare per compiacerti. Come dicono le autorità spirituali: Se una persona fa domande contro i principi della religione ed un altro risponde contro quegli stessi principi, sorgeranno ostilità fra di loro, ed uno dei due perirà.

Benché mi abbiate concesso il permesso di tornare a casa, vorrei fare qualcosa per Voi. Un discepolo deve fare un'offerta al suo guru dopo aver completato gli studi".

Dopo averlo ascoltato il maestro rispose: "Uttanka, caro figlio mio, se questo è ciò che senti, puoi restare ancora un po'".
Subito dopo Uttanka si avvicinò ancora al suo maestro e gli chiese: "Signore, per favore, ditemi cosa posso offrirvi che vi faccia piacere?"
Il maestro rispose: "Mio caro Uttanka, quante volte sei venuto a dirmi: Devo offrire qualcosa al mio guru. E va bene, allora va da mia moglie e chiedile: Cosa posso offrirvi? Qualunque cosa ella chieda, quella sarà l'offerta che mi potrai fare".
Uttanka si recò dalla moglie del maestro e le disse: "Rispettabile signora, il mio maestro mi ha concesso di tornare a casa e io desidero ripagare il mio debito verso di lui offrendogli qualcosa che sia gradita anche a voi. Perciò vi prego, ordinatemi, cosa debbo donare al mio guru?"
La moglie del maestro rispose: "Presentati al re Pausya e chiedi alla sua regina gli orecchini che ha indosso. Fra quattro giorni ci sarà una cerimonia religiosa e io vorrei portare quegli orecchini mentre servirò i brahmana. Fa che si avveri questa cosa in modo che io possa apparire bella in quell'occasione e otterrai ogni buona fortuna". Uttanka partì subito per il regno di Pausya. Sulla strada vide un uomo enorme che cavalcava un toro anch'esso enorme. L'uomo parlò ad Uttanka: "Uttanka, tu dovresti mangiare lo sterco di questo toro".
Apostrofato in questo modo, Uttanka non voleva farlo. Ma l'uomo gli parlò di nuovo: "Mangialo, Uttanka! Senza pensarci. Prima di te il tuo maestro ha mangiato questo sterco". Sentito questo, Uttanka disse: "Così sia!" Si cibò quindi con lo sterco e bevve l'urina del toro. Dopodiché riprese il viaggio verso le terre del re Pausya. Quando Uttanka arrivò trovò il re assiso nella sala delle udienze, gli si avvicinò e lo salutò con grande reverenza offrendogli le sue benedizioni, dopodiché gli disse: "Sono venuto a chiederti un favore". Il re accolse rispettosamente Uttanka e gli rispose: "Mio signore, io sono re Pausya. cosa posso fare per te?" Uttanka disse: "Sono venuto per conto del mio guru a chiederti gli orecchini che la tua regina sta indossando in questo momento. Sarebbe la perfezione della gentilezza se tu potessi consegnarmeli".
(Continua sul prossimo numero)















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Fine del numero di marzo-aprile 1996.